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La paura di non allenarsi mai abbastanza

La cultura il Bodybuilding e quanto allenarsi

Sappiamo bene quanto la nostra cultura influenzi (in positivo o in negativo) la nostra vita ogni giorno. Siamo stati educati dalla famiglia e dallo Stato tramite scuola e mass media a pensare che “fare di più è meglio”. Questa mentalità è assolutamente priva di fondamento logico. In nessuna applicazione pratica ha senso un approccio di questo genere perchè si arriverà sempre ad un punto soglia in cui non sarà più conveniente o funzionale continuare a compiere una data azione. Parlando in termini economici, esiste un punto soglia (detto punto di “minimo del costo marginale” o “punto di ottimo”) oltre il quale ogni sforzo diventerà sempre meno profittevole e e lo sforzo produttivo viene spinto-portato oltre quel punto, si ottengono risultati non ottimali rispetto al volume investito. Applicare questa filosofia alla biologia umana, oltre ad essere un passaggio completamente privo di logica, può essere deleterio.

Come è ormai noto il nostro corpo si è evoluto per milioni di anni in maniera diametralmente opposta rispetto all’idea culturale corrente. Infatti l’uomo cacciatore/raccoglitore non pensava di certo che cacciare di più una volta raccolta la quantità di cibo sufficiente a sfamare la tribù fosse meglio e non pensava nemmeno che lavorare più del necessario fosse funzionale alla sua sopravvivenza. Dunque per milioni di anni l’uomo si è evoluto in maniera del tutto simile agli altri predatori, cacciando ( o meglio duellando con iene e avvoltoi per spartirsi i resti della preda uccisa dai leoni ed altri felini) per non più di 2-3 ore al giorno e passando il resto della giornata nell’ozio.

E’ servita una vera e propria rivoluzione (Rivoluzione Agricola) per costringere l’uomo a lavorare per 5-6 giorni continuativamente per 10 ore ogni giorno; nonostante questo però il nostro DNA evolutosi anch’esso in milioni di anni non è pressoché mutato in questi ultimi 10.000 anni e dunque l’intero organismo è ancora “settato” per vivere con i ritmi di caccia-riposo di un tempo.

La nostra cultura “agricola” dunque ha storpiato i ritmi biologici umani e ha inesorabilmente deformato il nostro pensiero in merito a molte questioni tra cui l’allenamento.

Obbedire alla natura

Ayn Rand, grande filosofa del ‘900  spesso citata nel mondo del bodybuilding, scrive: “La natura, per essere comandata, deve prima essere obbedita”.

Cerchiamo di esplicitare questo concetto in maniera molto semplice. Obbedire alla natura significa comprenderne i suoi meccanismi ed assumerli come premesse necessarie per la strutturazione di un concetto. Senza questa subordinazione alla natura nulla potrà risultare  corretto.

Comandare la natura significa anche rispettare la legge aristotelica di identità: A=A.

Una volta compresa l’evoluzione umana e la disciplina della biologia evoluzionaria (che il grande Cianti ha contribuito a divulgare in Italia negli ultimi anni) è possibile trarre delle conclusioni che delineano la vera identità dell’uomo a livello genetico e biologico, molto diversa da quella che ci hanno insegnato con l’indottrinamento scolastico e religioso.

Davanti alla realtà oggettiva è possibile dunque iniziare il lento e difficile percorso di destrutturazione della cultura “interessata” ed arrivare quindi a conclusioni più sintoniche con il nostro passato e la nostra biologia.

Il non accettare la realtà invece porta ad incongruenze che in qualche modo si cerca di oscurare con dei palliativi che di certo però non risolvono l’errore concettuale di fondo.

Questo è il caso della stragrande maggioranza degli appassionati di sport che ancora pensano di allineare la filosofia “fare di più è meglio” anche al loro corpo.

Il sovrallenamento: quando il troppo si ritorce contro di te (un’esperienza personale)

Dopo questa introduzione discorsiva e filosofica focalizziamo l’obiettivo sullo sport che più ci appassiona: il bodybuilding. Questa disciplina, oltre a migliorare la composizione corporea riesce a rafforzarti anche mentalmente aumentando l’autostima e la forza di volontà. Penso sia uno degli sport più completi esistenti, proprio per questo binomio mente-corpo sempre presente (o come direbbe Mike Mentzer “Mind & Body”). Infatti il bodybuilding si pratica 7 giorni su 7, in palestra come a casa, abbinando un certo tipo di alimentazione alla ginnastica coi pesi.

Adoro allenarmi. Adoro percepire quel senso di impotenza dopo una serie di squat da 20 ripetizioni portata al cedimento con 120 kg sulle spalle. Adoro anche quel senso di benessere e di serenità che accompagna le mie giornate che, in parte, devo sicuramente a questo sport.

Queste poche parole che vengono dal cuore potrebbero provenire da qualunque altra persona appassionata come me.

Mi piacerebbe allenarmi tutti i giorni certo, anche più volte al giorno (se un allenamento in stile Heavy Duty non mi rendesse incapace di effettuare grossi sforzi fisici per i quattro giorni successivi ad esso) ma i miei studi universitari e personali, uniti all’esperienza pregressa di allenamenti ad alto volume, hanno permesso che io comprendessi effettivamente che il mio corpo, come quello di tutti gli altri esseri viventi, è sottoposto alle leggi fisiologiche che regolano lo stress sistemico ( leggi G.A.S. theory di Hans Selye) e che queste devono essere rispettate per poter continuare a progredire con successo.

Cinque anni fa mi allenavo in una palestra vicino casa seguito da un istruttore che poi divenne un mio collega. Volevo assolutamente crescere e aumentare il volume dei miei muscoli, ero motivatissimo ed avevo appena terminato la terza superiore. Con i tre mesi liberi avrei potuto allenarmi tutti i giorni e dunque emulare gli allenamenti propugnati dalle varie riviste del settore. Nonostante i pareri negativi dell’istruttore, volli provare ad allenarmi per 5 giorni settimanali. Già dopo 2 settimane ero stravolto, andavo in palestra controvoglia e l’appetito era sceso. Durante la notte la qualità del sonno era pessima e i miei muscoli erano vuoti. Si era verificato in un mese esattamente l’opposto di quanto avevo sognato: avevo perso quasi 3 kg. Ero in sovrallenamento.

Mi sentivo inetto e frustrato, pensavo che non mi sarei mai sbloccato dai miei 67 kg di peso corporeo.

Questo perché avevo dato per scontato che allenarsi di più portasse automaticamente a più risultati. Chiaramente ero all’oscuro di quelle che erano le tecniche HIT e probabilmente, anche se le avessi conosciute, le avrei subito accantonate.

La mia mente era completamente avvolta nella mentalità del “più è meglio” e vi assicuro non è stato per nulla facile uscirne.

Il sovrallenamento è il prodotto più evidente del pensare di non essersi mai allenati abbastanza. Questo non vale solo nel bodybuilding ma anche in tutti gli altri sport. La paura di non fare abbastanza è frutto del “più è meglio” ed è un fenomeno che si riscontra spessissimo tra gli appassionati di qualsiasi sport.

Come capire quando ci si è allenati a sufficienza? La risposta delle tecniche HIT

E’ utile sapere che nella filosofia di allenamento HIT si ricerca la quantità minima di esercizio che produca il massimo risultato in termini di crescita.

Premesso ciò, è semplice comprendere quando l’allenamento è stato produttivo.

L’allenamento di per sé non produce nuovo muscolo ma ne stimola solamente la crescita, dunque potremo verificare solo nell’allenamento successivo se vi è stato un effettivo miglioramento in termini di massa e forza e da lì verificare se nell’allenamento precedente ci si è allenati a sufficienza.

Monitorare la massa muscolare ad ogni allenamento può essere scomodo e problematico, dunque utilizzeremo l’altro riferimento utile alla causa: la forza.
L’obiettivo sarà dunque coniugare correttamente intensità, volume e frequenza in modo tale da poter incrementare la forza su ogni singolo esercizio, allenamento dopo allenamento, in maniera progressiva e costante. Le tecniche HIT, in particolare l’Heavy Duty, si basano su questo concetto.

Per comprendere se effettivamente la forza è aumentata sarà fondamentale possedere un diario di allenamento su cui annotare ripetizioni e peso utilizzato per ogni singolo esercizio.  Fondamentale inoltre sarà utilizzare un’esecuzione identica ad ogni allenamento per non falsare i risultati.

In questo modo potremo davvero comprendere se il workout che abbiamo strutturato ci consente di ottenere miglioramenti effettivi.

Una volta compresa la quantità di esercizio idonea per la persona e la frequenza con cui somministrarla (si, l’esercizio è proprio come un farmaco: se preso nelle giuste dosi è funzionale, se preso in dosi eccessive o ridotte è inutile o nei casi peggiori dannoso per la salute) viene il difficile: dobbiamo cambiare la nostre convinzioni e convincerci che la filosofia del più è meglio” è del tutto fallimentare se applicata alla biologia umana. Solo partendo da questo presupposto potremo iniziare davvero a comprendere la bellezza e la logica della scienza dell’esercizio fisico.

Ci saranno persone che non resetteranno la loro mente e non si slegheranno mai dalla cultura dominante. Probabilmente continueranno a ricercare il successo nel bodybuilding cambiando continuamente integratore o ricorrendo a farmaci. Daranno sempre per scontato di essere nel giusto “Perché lo fanno anche i campioni” e anzi derideranno tutti coloro che proveranno a cambiare ottica riguardo all’allenamento.

Le persone razionali invece comprenderanno rapidamente quanto questa ideologia ci ha reso ciechi di fronte all’evidenza e correggeranno il percorso verso l’enormità rivedendo i piani di allenamento alla luce della scienza dell’esercizio.

Come afferma del resto il Giovanni Cianti: “La natura sola è verità, la cultura è menzogna interessata”.