Sappiamo tutti che la bellezza estetica nelle donne è una condizione soggettiva altamente variabile a seconda del periodo storico, socio/culturale in cui si vive.
La nostra realtà sociale (mass-media, riviste e libri) sembra essere l’unica fonte in grado di definire ciò che è corretto, ma spesso ci dimentichiamo che c’è una oggettività fisiologica che regola i nostri organismi.
La corretta modalità di funzionamento del nostro corpo non ha nulla a che fare con ciò che leggiamo ogni giorno sulle riviste, che viene ripetuto nelle trasmissioni nelle quali viene intervistato il guru di turno o che deriva dalle nostre abitudini culturali.
Attualmente assistiamo ad un continuo condizionamento psicologico delle donne teso ad alterare la percezione del loro corpo in modo da instaurare, in una certa misura, una condizione medica tecnicamente chiamata sarcopenia o atrofia muscolare.
Oggi viene ritenuto opportuno dai media far passare l’idea che per le donne sia fisiologico ridurre progressivamente la loro massa muscolare fino a raggiungere livelli non fisiologici.
I loro corpi devono essere sempre atrofici e apparentemente sarcopenici.
Guru dell’esercizio fisico, che io non faccio fatica a definire ciarlatani, producono DVD di allenamento tesi a perseguire un rimodellamento non fisiologico del corpo femminile, inducendo una condizione muscolare atrofica e distonica rispetto a quella normale o fisiologia che dir si voglia.
Nelle donne contemporanee è in questo modo sorto uno stato psichico paranoico in relazione alla percezione che hanno dei loro corpi, inducendole ad alterare così quella che in realtà sarebbe la normale composizione corporea femminile.
Sfogliando un catalogo di costumi da bagno per donne e guardando le modelle ivi fotografate è facile incappare in corpi consumati e atonici affetti da quella che potremmo chiamare sarcopenia giovanile.
Basta andare in una qualsiasi palestra per verificare sul campo come l’industria del “fitness” operi per condizionare culturalmente le persone a sviluppare comportamenti lontani dal perseguimento di uno stato di benessere ottimale.
Gli uomini si trovano prevalentemente occupati a sollevare pesi, mentre le donne vengono relegate ad estenuanti circuiti tesi solo a “bruciare calorie” con l’utilizzo di apparecchiature definite erroneamente atte al lavoro cardiovascolare.
Converrete con me che è estremamente raro vedere donne cimentarsi nel sollevare pesi in maniera intensa.
C’è una sorta di idiosincrasia, nelle donne moderne, nell’avvicinarsi ad allenamenti intensi in modalità anaerobica.
I media hanno creato nelle donne la convinzione che avere un corpo tonico, muscoloso, funzionale e proporzionato non sia femminile.
La potenza atletica viene ormai considerata poco attraente o qualcosa di retrogrado rispetto alla concezione corrente e dominante di bellezza femminile.
Le donne vivono ormai in un mondo dove i livelli plasmatici di estrogeni, nei loro corpi, sono fuori controllo.
Gli estrogeni si trovano spesso in alte quantità negli alimenti che consumiamo.
L’uso continuo ed indiscriminato della pillola anticoncezionale mantiene cronicamente alti i livelli di questi ormoni nelle donne rispetto alla variabilità del loro ciclo naturale.
Questi agenti esogeni forniscono un livello costante di estrogeni dai quali il corpo non esce mai (fisiologicamente invece a bassi livelli di estrogeni seguirebbero più alti livelli di testosterone).
In questo modo la donna moderna è inondata cronicamente da estrogeni che conseguentemente aumentano il volume globale dei suoi adipociti, che determina una resistenza sempre maggiore al dimagrimento.
Inoltre, sempre grazie a questi sbilanci ormonali, stiamo assistendo ad una riconfigurazione progressiva del tipo fisico verso un bio-tipo endomorfo.
La pressione sociale verso un tipo fisico sarcopenico è sempre più forte.
Le donne grasse sono ritenute non desiderabili e non possono ambire ad ottenere lo stesso status sociale e lavorativo di uomini in evidente sovrappeso o di donne più magre.
Il concetto legato al fatto di essere ritenuti “paffuti” si traduce in un’alterazione della personalità che di solito sfocia in problemi di autostima e nell’aggravamento della sindrome da ansia generalizzata o anche a veri stati di depressione cronica.
Questo fenomeno è ulteriormente accelerato dal fatto che entrambi gli uomini e le donne sono costretti ed educati a vivere in una condizione letargica.
Fare meno di 10.000 passi al giorno, che definisce il livello di attività della maggior parte dei cittadini residenti nei paesi occidentali, è una condizione che ulteriormente influisce negativamente sulle loro capacità di ossidazione dei nutrienti derivanti dai cibi introitati quotidianamente.
Tutte quelle donne che vivono una vita sedentaria e che per le ragioni sovraesposte mantengono livelli cronicamente alti di estrogeni circolanti e non praticano alcuna restrizione calorica avranno certamente un anomalo indice di massa corporea ( sovrappeso ).
Attualmente nei supermercati si trovano prevalentemente prodotti alimentari trasformati, molti di questi contengono fruttosio, sostanze chimiche, sodio in eccesso e grassi, che contribuiscono ad aggravare questo scenario già di per se problematico e grave.
I ricercatori hanno dimostrato che gli alimenti ad alta concentrazione di zuccheri e grassi creano dipendenza attraverso la sovra-regolazione di percorsi particolari del “sistema di ricompensa” presente nel nostro cervello.
I cibi grassi o sostanze con elevate concentrazioni di zucchero attivano percorsi meso-limbici simili a quelli attivati dall’uso della cocaina ( esorfine ).
In questo modo il consumo di questi alimenti genera l’aumento di peso e nello stesso tempo può essere causa di altre condizioni associabili alla condizione di sovrappeso.
Lo stress cronico e l’ansia sono in grado di accelerare ulteriormente questo scenario.
Alti livelli di cortisolo circolante influenzano l’espressione dell’insulina e l’utilizzazione del glucosio.
In altre parole, lo stress cronico altera l’omeostasi metabolica.
E’ evidente che una cronica sovrapproduzione di elevati livelli di cortisolo induce nel corpo una risposta asimmetria che si concretizza in un’aumentata deposizione di grasso che imita la sindrome di Cushing.
Gli esseri umani moderni sono stati dipinti dai neuro-endocrinologi come esseri che vivono in uno stato di “lotta e fuga” continua in cui, nel corpo, è continuamente attivato il sistema nervoso simpatico.
Questa condizione cronica non solo genera il fenotipo obeso, ma è anche correlata ad una pletora di patologie che i medici ben conoscono e che oggi vengono più ampiamente definite come le malattie del benessere.
E’ evidente che le donne moderne hanno un comportamento fobico verso l’idea di poter aumentare di peso o raggiungere un BMI anormale.
Questo sembra essere il fondamento eziologico che determina in loro una forte volontà di apparire super sottili o raggiungere un look ectomorfo e sarcopenico.
Se consideriamo i comportamenti medi delle persone oggi residenti nei paesi occidentali, essere magri diviene un lavoro a tempo pieno.
In generale, letargia, alti livelli di estrogeni, l’ingestione di prodotti alimentari trasformati, nonché la sovraregolazione cronica dei sistemi ormonali facenti capo alla regolazione dello stress nel corpo, sono tutti elementi che contribuiscono all’epidemia di obesità così come all’instaurarsi dell’idea che un corpo femminile atonico, fisiologicamente ipotrofico ed emaciato sia la condizione migliore da perseguire.
Le donne che sono riuscite a raggiungere questi tipi fisici, ora sono ossessionate dalla loro immagine corporea.
Ci sono forti indizi che ci fanno affermare che l’immagine percepita del proprio corpo sia condizionante, in una donna, per i livelli di autostima.
Femmine che sono riuscite a raggiungere le condizioni fisiche sopra descritte sono continuamente spinte, anche con comportamenti di natura nevrotica, a mantenere questo stato di “forma”.
L’uso eccessivo di caffeina e di bevande energetiche fornisce loro la spinta esogena per allenarsi un’ora al giorno con il fine di ridurre al minimo il rischio di aumento di peso.
Inoltre, le donne non sono ormai più in grado di percepire i vantaggi dell’avere un corpo sano e vitale.
La paranoia di ingrassare le consuma lentamente al punto in cui ogni possibile cambiamento delle loro routine di allenamento diventa non solo impossibile, ma anche fattore ansiogeno…
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