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Un aumento dell’apporto proteico incrementa il rischio di morte?

Le diete ad alto apporto proteico hanno da sempre creato controversie. I critici di queste diete spesso predicono conseguenze tragiche per coloro abbastanza folli da usare queste diete per lunghi periodi di tempo. Queste conseguenze includono problematiche ai reni e perdita di tessuto osseo. Però recenti analisi riguardanti i rischi possibili mostrano che questi sono in realtà presenti più sulla carta che nella realtà. Quando utilizzate su adulti sani ed attivi, si è dimostrato che le diete iperproteiche non danno alcun tipo di problema alla funzionalità renale, non fanno perdere massa ossea e non ci sono ulteriori complicazioni. Atleti ad altre persone che praticano regolarmente attività fisica sono da tempo incoraggiati ad alzare la quota proteica presente nella dieta. In alcuni casi, i quantitativi diventano estremi. Alcuni bodybuilder hanno confessato l’ingestione in maniera continuativa e regolare di circa 600 grammi di proteine al giorno. Si dubita però che quantitativi così esorbitanti di proteine siano utili ad aumentare ulteriormente la massa muscolare. Infatti la maggior parte delle proteine in eccesso viene degradata e ossidata nel fegato.

Ci sono però due studi piuttosto allarmanti, entrambi pubblicati sull’edizione del 4 marzo 2014 ci “Cell Metabolism”, i quali affermano che un’ingestione proteica elevata non solo non è necessaria, ma può addirittura ridurre l’aspettativa di vita se essa viene consumata da adulti di mezza età. Il primo studio ha analizzato dati ricavati da uno studio nazionale sulla nutrizione, e nello specifico sono stati osservati gli intake proteici di 6831 adulti di mezza età. I dati hanno mostrato che gli adulti che consumavano più del 20% dell’ammontare calorico totale di proteine avevano una probabilità 4 volte superiore di morire di cancro o diabete, e più del doppio di possibilità di morire di qualsiasi altra malattia nei 18 anni seguenti. Anche un moderato apporto proteico tra il 10% e il 19% era associato comunque a una probabilità 3 volte maggiore di morire di cancro. Si notava inoltre come tutte queste osservazioni fossero associate all’ingestione di proteine animali. Consumando proteine da fonti vegetali, come dai fagioli, non dava nessun tipo di effetto negativo sulla salute dell’individuo. Un altro dato interessante era che questo effetto era in realtà ribaltato in persone sopra i 65 anni: coloro infatti che hanno consumato un quantitativo maggiore di proteine mostravano  il 28% in meno di probabilità di morte per qualunque malattia e il 60% di rischio in meno di morte per cancro. Gli effetti di alti quantitativi di proteine ed associazione a mortalità sugli adulti di mezza età sono stati comparati a quelli derivanti dal fumo!

Queste ovviamente sono davvero brutte notizie per coloro che adottano una dieta iperproteica, specialmente per gli adulti di mezza età. Ma andiamo a dare un’occhiata più precisa a queste osservazioni. Quale sembra essere il motivo per cui una dieta iperproteica alzerebbe la probabilità di morte? Secondo gli autori dello studio, la spiegazione più plausibile è che una dieta iperproteica ( e ipercalorica) incrementi i livelli dell’ormone IGF-1. L’IGF-1 è prodotto localmente nel muscolo, in cui agisce come promotore della crescita muscolare, e nel fegato, dove fornisce effetti sistemici. Questi effetti includono l’aiuto nel preservare la massa muscolare, ossa, neuroni del cervello e muscolo cardiaco. Senza quantità sufficienti di IGF-1, questi tessuti e organi iniziano a degenerare. Ma l’ IGF-1 è anche implicato nei processi di cancerogenesi perchè promuove mitosi. Il cancro prevede infatti proliferazione incontrollata. Ma gli scienziati ancora dibattono sul preciso ruolo che l’ IGF-1 può avere nel cancro. Tra gli altri effetti, IGF-1 impedisce l’apoptosi. Una teoria suggerisce che il tumore incrementi la produzione di IGF-1 localmente come segnale di sopravvivenza. Altre teorie affermano che l’ IGF-1 circolante promuova di per sé l’aumento della massa tumorale. D’altra parte però l’ IGF-1 viaggia nel sangue legato a 6 diverse proteine, tra le quali la IGFBP-3 è la forma predominante. Un altro punto importante da sottolineare è che l’ IGF-1 può interagire con le cellule quando è libero, non può invece attuare il suo effetto biologico quando è legato alle proteine che lo trasportano nel sangue. Infatti l’IGF-1 legato è tendenzialmente inerte.

Quindi la domanda è: cosa causa il rilascio di IGF-1 dalle proteine che lo legano? Una proteina che contribuisce alla dissociazione è l’insulina, ma anche gli estrogeni sono coinvolti nel processo. Quando questi due ormoni sono rilasciati nel sangue in grandi quantità, si innalzano i livelli di IGF-1 libero ed esso può quindi interagire con i tumori esistenti nell’organismo.

Un punto importante da considerare riguardo a questo nuovo studio è che non vengono menzionati quali altri nutrienti venivano ingeriti dalle persone. Infatti se esse avevano già un eccesso di grasso, che è correlato con alti livelli di estrogeni, questo potrebbe già spiegare livelli più alti di IGF-1. Se queste consumavano un eccesso di carboidrati ed erano anche pre-diabetiche, questo potrebbe aver portato a livelli più alti di IGF-1. Gli autori dello studio hanno colpevolizzato le proteine perchè è noto che innalzino i livelli di IGF-1, ma non necessariamente l’innalzamento riguarda la forma libera ed attiva. Ed il mero fatto che i dati sono stati derivati da un sondaggio epidemiologico apre subito le porte del dubbio, perchè si sa che i sondaggi sono notoriamente poco affidabili.

Gli autori dello studio hanno anche notato che i topi nutriti con diete ipoproteiche avevano una riduzione della massa tumorale dopo 2 mesi. Però hanno anche affermato che consumare diete iperproteiche protegge le persone dopo i 65 anni. Questo correla con la prevenzione della debolezza associata alla mancanza di IGF-1, che è la maggior causa di morte nelle persone anziane. E chi ha l’incidenza maggiore di cancro?  Le persone oltre i 65 anni. Allora perchè mai una dieta iperproteica, che aumenta IGF-1, dovrebbe risultare in una minore mortalità delle persone oltre i 65 anni? Secondo i suggerimenti dati dagli autori, l’innalzamento di IGF-1 indotto dalla dieta iperproteica dovrebbe risultare in un aumento dell’incidenza di cancro nella popolazione, specialmente perchè le persone più anziane hanno parecchio DNA danneggiato nelle cellule (uno scenario che innalza il rischio di cancro). Questa informazione è applicabile anche a persone attive che sono solite metabolizzare un quantitativo più elevato di proteine rispetto ai sedentari?

Il secondo studio è stato effettuato solo sui topi, e ha fatto emergere come una dieta a basso contenuto proteico e ad alto contenuto lipidico fosse la più dannosa per la salute. Ma si è anche scoperto che una dieta ad alto contenuto di carboidrati (70% delle calorie ingerite) e un basso contenuto proteico era quella più efficace per la longevità! L’aspetto più stupefacente dello studio però era il risultato che la riduzione calorica non aveva nessun effetto sulla longevità. Questo era un risultato opposto a dozzine di altre pubblicazioni pregresse, che avevano scoperto un aumento della durata della vita in molte specie con restrizione calorica. Dall’altro lato però, il meccanismo additato per incrementare la longevità attraverso una dieta con molti carboidrati e poche proteine, era una riduzione dell’attività di mTOR. mTOR è una proteina che è cruciale per la sintesi proteica, ed è attivata da un alto contenuto proteico ed è associata ad un invecchiamento più rapido e ad un aumento dell’incidenza di cancro nella vecchiaia. Ma mTOR può essere controllato facilmente da comportamenti meno estremi rispetto all’adozione di una dieta alta in carboidrati e bassa in proteine. Infatti questa dieta sarebbe disastrosa per gli almeno 50 milioni di americani che hanno una resitenza insulinica e risulterebbe in un incremento della mortalità rispetto ad un suo incremento se fosse adottata questa dieta.

Gli autori dello studio hanno notato che i topi che consumavano una dieta ad alto contenuto di carboidrati e a basso contenuto proteico non solo consumavano molte più calorie, ma erano anche significativamente più grassi rispetto ai topi che consumavano una dieta iperproteica e a basso tenore glucidico.

Come l’essere grassi e mangiare molto possa incrementare l’aspettativa di vita è una magia metabolica che dubito possa essere spiegata, ma potrebbe funzionare per i topi, ma certamente no sugli umani!

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