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Riflessioni sulla nona conferenza internazionale sull’ allenamento per la forza

Sono appena rientrato dalla nona conferenza internazionale sull’allenamento di forza (ICST 2014) che ogni anno si tiene in giro per il mondo e che quest’anno si è svolta ad Abano Terme.

Vista la mia passione e il lavoro che faccio non potevo certo mancare l’occasione di sentire, vedere e confrontarmi con alcuni dei “mostri sacri” che tanto hanno contribuito a parte della mia formazione attuale.

La conferenza si è sviluppata su 3 giorni, in ogni giornata ci sono state svariate presentazioni scientifiche a cura di ricercatori specializzati nell’allenamento per la forza venuti da tutto il mondo.

Prima considerazione, l’auditorium dell’Hotel era pieno, si sono iscritte circa 280 persone provenienti da tutto il mondo e solo una quindicina erano italiani (escludendo i ragazzi della facoltà di scienze motorie di Padova che erano convenzionati), è vero che l’intero convegno si svolgeva in inglese e che notoriamente la conoscenza di una seconda lingua nel nostro paese non è cosa diffusa, ma comunque 15 persone mi sono sembrate molto poche, soprattutto considerando il calibro dei nomi in cartellone.

Naturalmente tra i 15 pervenuti nessuno era un tecnico di BodyBuilding escluso naturalmente il sottoscritto.

Questo fatto mi ha fatto pensare molto, ero convinto di trovare amici e non con cui discutere di quanto emerso dalle presentazioni davanti ad un buon caffè, invece, ahimè, mi sono dovuto ricredere.

Seconda considerazione: mi ha fatto molto piacere essere avvicinato e riconosciuto da alcuni di quei pochi italiani presenti, così come dall’organizzatore e unico scienziato italiano che si dedica allo studio sistematico della forza: il Professor Antonio Paoli.
Terza considerazione, in quasi tutti gli studi (almeno nove su dieci) il numero medio di serie consigliate su gruppi muscolari grossi per aumentare forza e massa non superavano le 4.

Quarta considerazione: i maggiori relatori, Kraemer e Hakkinen, concordavano sul fatto che la variabilità all’interno dei campioni testati è così grande che un allenamento, per essere effettivo, non può essere strutturato che in maniera soggettiva, escludendo quindi un protocollo uguale per tutti.

Quinta considerazione: gli scienziati più titolati concordavano sul fatto che sia necessario tornare ad una visione più olistica dell’essere umano. Quanto fatto negli ultimi anni in termine di riduzionismo (biologia molecolare) rischia di farci perdere nel particolare, non permettendoci così mai di vedere il quadro nel suo complesso.

Una via metabolica presa da sola funziona in un modo, ma se inserita in un contesto complesso come quello di un organismo vivente diventa parte di un insieme di vie metaboliche che si accendono e spengono seguendo uno schema sinergico dettato dai vari substrati prodotti all’interno delle medesime.

Sesta considerazione: come ribadisco ormai da molti anni, negli studi se manca una minuziosa descrizione delle premesse di partenza (condizione degli atleti, alimentazioni a supporto, test ormonali, etc.), così come video accessori che mostrino come sono stati eseguiti gli esercizi (capacità di gestione dei carichi, ampiezza del movimento, velocità, TUT, etc.) i dati raccolti rischiano di essere male interpretati o di portare a risultati scorretti.

Senza premesse corrette gli studi rischiano di essere poco utili e/o, in alcuni casi, addirittura scorretti.

Settima considerazione: la scienza della nutrizione applicata alla forza e/o allo sviluppo della massa muscolare non ha fatto sostanziali passi avanti negli ultimi 5 anni, tutti i lavori prendevano in considerazione risposte acute a singoli nutrienti (principalmente le proteine e/o singoli amminoacidi) prima e subito dopo un allenamento per la forza.
Non sono invece stati sperimentati approcci nutrizionali completi e verificata la modulazione dei nutrienti (proteine, carboidrati e grassi) negli atleti e nei neofiti su periodi sufficientemente lunghi di tempo.

Ottava considerazione: il 90%di quello che io e i miei collaboratori stiamo facendo qui alla HITA (High Intensity Training Academy) in termini di allenamento e alimentazioni applicate al cambiamento della composizione corporea è corretto e la mia scelta di passare all’alta intensità ormai più di 20 anni fa è stata assai lungimirante.

Quando iniziai a proporre lo Heavy Duty in Italia nel lontano 1994 non ero considerato un pazzo solo perché ero un atleta della nazionale italiana WABBA di BodyBuilding e tutti i miei atleti facevano ottimi piazzamenti, mi venne quindi concesso il beneficio del dubbio.
Ti assicuro che comunque, anche concedendomi il beneficio del dubbio, ero considerato nell’ambiente quanto mai “strano”.

Oggi, in virtù di quanto emerso dalla letteratura scientifica corrente e durante la conferenza, la tendenza consolidata è quella di ridurre il volume ( meno serie ), aumentare l’intensità (andare verso il cedimento muscolare) e determinare la frequenza degli allenamenti (il tempo che intercorre tra una seduta in palestra e la successiva) in funzione del recupero soggettivo.

Arthur Jones iniziò a proporre quanto oggi accertato e accettato nei lontani anni ’70 del secolo passato, solo pochissimi tecnici e atleti assai lungimiranti accettarono e diffusero il suo pensiero, tra questi naturalmente troviamo il mio maestro Mike Mentzer ed in Italia, senza falsa modestia, io, che dal 1993 studio, pratico e diffondo tramite articoli, seminari e corsi l’Alta Intensità nel nostro paese.

Lo sviluppo da parte mia del Protocollo Ibrido HD/ZT ha permesso un ulteriore salto nel mondo del BodyBuilding in versione Alta Intensità, tanto che sarebbe stato interessante presentare questa metodica di allenamento alla conferenza, ma avendo saputo solo ad agosto dell’evento ed essendo già state chiuse le iscrizioni per la  presentazione dei lavori non l’ho potuto fare… sarà per la prossima volta.

Nel complesso le tre giornate sono state ben organizzate e meritevoli di essere vissute. Tre giornate per riflettere ed essere stimolati, così da ripartire con nuove idee e protocolli da testare.