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Obesità, dieta e digiuno

L’obesità è una patologia metabolica molto comune nei paesi più sviluppati, in continua espansione, è fattore di rischio in molte malattie come quelle cardiovascolari, l’ipertensione, il diabete, l’osteoartrite e molte altre.

L’ obesità non è altro che un aumento oltre la norma dei depositi di grasso dovuto ad un eccesso cronico dell’assunzione di cibo ( del tipo non adatto alla nostra specie…c’è cibo e cibo) e raramente questo fenomeno dipende da altre malattie curabili.

L’unica cura efficace per l’obesità è la dieta.

Si può anche incrementare il dispendio calorico giornaliero tramite l’attività fisica, e questo è sicuramente d’aiuto, ma l’alimentazione gioca un ruolo di primaria importanza.

Una persona che tenti di dimagrire digiunando anziché seguire una dieta ipocalorica, andrà incontro a notevoli complicazioni, infatti l’organismo metterà in atto una serie strategie metaboliche molto complesse al fine di salvaguardare i suoi centri vitali.

Dopo circa 24 ore, quando le riserve muscolari ed epatiche di glicogeno si saranno completamente esaurite, i livelli ematici di glucosio inizieranno a scendere e l’organismo produrrà meno insulina e più glucagone mentre la mobilitazione dei trigliceridi diventerà la fonte principale di energia.

Per fornire glucosio al cervello, che ricordiamo è in grado di ricavare l’energia necessaria al suo funzionamento solamente dalla scissione aerobica del glucosio, il fegato inizierà a degradare alcune proteine al fine fornire degli aminoacidi, detti glucogenetici, necessari al ciclo di Krebs per la produzione di glucosio (gluconeogenesi). Il glucosio prodotto in questo modo verrà inviato prioritariamente al cervello per permettergli di continuare a funzionare correttamente.

L’ossalacetato, un intermedio del ciclo di Krebs, viene sottratto per favorire la gluconeogenesi ed in questo modo impedisce alla grande quantità di acetil-CoA proveniente dall’ossidazione dei grassi di potersi completamente inserire nel ciclo. L’accumulo di acetil-CoA porta alla formazione di corpi chetonici (acetone, aceto acetato, 3-beta-idrossi butirrato).

Dopo un periodo più o meno lungo di digiuno (di solito circa una settimana) i livelli ematici di corpi chetonici aumentano in maniera significativa ed il fegato inizierà ad esportarli verso il cuore, i muscoli ed il cervello che modificherà, almeno in parte, il proprio metabolismo per poterli utilizzare al posto del glucosio, o quantomeno poterli integrare alla poca quantità che ancora proviene dalla gluconeogenesi.

Proseguendo con il digiuno, l’organismo per far fronte alla forte carestia ridurrà la produzione dell’ormone T-3, che è la forma attiva dell’ormone tiroideo, e questo porterà ad un abbassamento del metabolismo basale di circa il 25%.

In questo periodo le proteine del muscolo scheletrico diventano la fonte più importante di energia e questo inevitabilmente porterà ad un progressivo consumo delle masse muscolari fino, nei casi più estremi, ad un collasso del muscolo cardiaco. .

In pratica se l’obbiettivo è lo smaltimento del grasso in eccesso cercando di mantenere quanta più massa muscolare possibile il digiuno non è sicuramente la soluzione migliore.

Bisogna invece apportare una graduale riduzione dell’apporto calorico in modo da non portare l’organismo troppo alla svelta in uno stato catabolico, tenendo in considerazione non solo quante calorie assumiamo, ma anche l’apporto dei vari nutrienti (proteine, carboidrati e grassi) che compongono la nostra dieta ( non va mai dimenticato che l’ obesità è una vera e propria malattia metabolica ).

A questo punto è opportuno fare alcune precisazioni sul concetto di caloria.

Letteralmente la caloria non è altro che l’energia necessaria per innalzare di 1° C un grammo di acqua distillata (da 14,5 a 15,5° C)

La kilocaloria, quella normalmente usata in nutrizione ed in biologia, altro non è che l’equivalente di 1000 calorie.

E’ importante ricordare però che il corpo non è una fornace ed ogni nutriente, anche a parità di apporto calorico, attiva processi metabolici ed ormonali molto differenti, 2000 kcal da zuccheri e 2000 kcal da proteine per l’organismo non sono la stessa cosa e le risposte metaboliche che ne deriveranno saranno molto diverse.

Quindi è importante non solo quanto mangiamo ma anche e soprattutto quello che mangiamo.

Un’altra cosa importante da precisare è che nell’articolo si è estremizzato il concetto parlando di un digiuno prolungato per far meglio comprendere le risposte dell’organismo in questa situazione.

Ci sono alcune strategie nutrizionali come ad esempio il digiuno intermittente (intermittent fasting) che, a parere di alcuni, sembrerebbero portare dei benefici sia nel dimagrimento che nella crescita muscolare, oltre che a migliorare la condizione di alcune patologie che colpiscono il tratto gastro-intestinale, e magari questo potrebbe essere l’argomento di un futuro articolo.

Ricordiamo a tutti che in caso di obesità conclamata, prima di intraprendere qualsiasi programma alimentare, sarebbe conveniente discutere l’approccio nutrizionale con il proprio medico curante.

Ci risentiamo al prossimo articolo