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Allenamento pliometrico ed infortuni (seconda parte)

Il problema del peso aggiunto

Ricerche indicano che aggiunta di peso e l’aumento dell’altezza di partenza causano alterazioni alla corretta tecnica di esecuzione. Se viene aggiunto peso, la cinetica del movimento corporeo fisiologico viene alterata (Wikgren 1988).

il Dottor Westcott, un consulente della Y.M.C.A., sconsiglia l’aggiunta di pesi per incrementare l’intensità di un allenamento pliometrico (Wikgren, 1988), una visione supportata anche da Frank Costello (COstello, 1986; citato da Duda, 1988). 

Per compensare l’aumento di carico, incorrono adattamenti corporei come aumento della flessione del ginocchio (Bobbert et al, 1987), causata da una fase di ammortizzazione più lunga. Sovraccaricare il sistema muscolo-scheletrico riduce l’abilità del corpo di eseguire uno dei principi chiave della pliometria.

Angoli più ampi di flessione del ginocchio sono anche causare una predisposizione alla tendinite nell’atleta (Richards et al, 1996). Altezze oltre i livelli raccomandati causano alterazioni alle strategie d’atterraggio; se l’altezza di salto è troppo alta, i soggetti non sono in grado di fermare i talloni a terra quando arrivano al suolo, predisponendo l’atleta ad una violenta acromegalia e a lesioni al tendine d’Achille (Bobbert, 1990), un problema che sarà discusso successivamente.

Se la tecnica di atterraggio è alterata, la risposta meccanica muscolare sarà influenzata da ciò (Bobbert, 1990; Bobbert, Huijing & Van Ingen Schenau, 1987) e le possibilità di un atterraggio errato e di aumentare le forze di impatto crescono (Bobbert et al, 1987).
Allenatori ed atleti dovrebbero seriamente considerare i consigli contraddittori di esperti come Chu, che raccomandano altezze fino a 102 cm nei loro testi. Chu (1992) e La Chance (1996) sostenevano l’uso di pesi addizionali durante l’esecuzione di salti in accosciata per aumentare l’intensità, mentre Yuri Verhoshanski, uno dei primi sostenitori della pliometria, era contro l’aumento del carico per aumentare l’intensità (Lundin & Berg, 1991).

Mike Glttleson, coach specializzato in allenamenti per la forza, era d’accordo con Verhoshanski perchè l’aumento dell’altezza della piattaforma di partenza corrisponde ad una maggiore enfasi sulle gambe. Gittleson riteneva che il rischio così alto di infortunio non giustificasse i gudadagni in termini di aumento della potenza (Wikgren, 1988).

E’ ragionevole pensare che gli schiacciamenti vertebrali avvengano come risultato di salti in accosciata a causa della riduzione delle caratteristiche dinamiche dei dischi intervertebrali, quindi incrementando la suscettibilità all’infortunio della colonna vertebrale. Piattaforme più basse riducono le forze di impatto e il rischio di infortunio è notevolmente ridotto (Bobbert et al, 1987).

Studi hanno mostrato che variabili come l’altezza della pedana e della piattaforma possono aumentare significativamente il carico sulla colonna causando schiacciamenti vertebrali e ad altri possibili infortuni causati dall’alterazione dell’atterraggio al suolo fisiologico.

Tendinite rotulea

La tendinite rotulea, detta anche “il ginocchio dei saltatori”, è una condizione infiammatoria che coinvolge il tendine infrapatellare (Pezullo et al, 1992). Contrazioni eccentriche molto forti producono alti livelli di forza, e ripetuti allungamenti dei muscoli estensori risultano dannosi per il tendine,piccoli carichi generati dai quadricipiti possono creare slittamenti microscopici del tendine (Curwin & Stanisch, 1984;
citato da Pezullo et al, 1992).

Il movimento più associato alla tendinite rotulea è il salto (Pezullo et al, 1992). La natura della pliometria, e dei salti in accosciata in particolare, predispone l’atleta ad infortunio. Durante un salto in accosciata il ginocchio, la caviglia e l’anca sono inevitabilmente esposti a forze molto alte (Bobbert et al, 1987).

Infortuni associati alla fatica, come tendiniti e sinoviti, possono essere il risultato di un eccessivo allenamento pliometrico; il ginocchio è un’area soggetta ad un rischio di infortunio più elevato delle altre (Duda, 1988).
Bryzcki (1988) incluse la tendinite rotulea nella lista dei potenziali infortuni causati dall’allenamento pliometrico. L’articolazione del ginocchio è un’area a rischio durante l’atterraggio da un salto. Studi hanno esaminato gli infortuni avvenuti durante la fase di atterraggio ed è emerso che il 72% di questi affliggeva il ginocchio (Dufek & Bates, 1991).

Richards et al (1996) riportò che la tendinite rotulea era solo un infortunio che può emergere con salti ripetuti ad alto impatto. Humphries et al (1995) suggerisce che durante l’atterraggio il sistema muscolo-scheletrico è messo sotto un acuto stress da forza di impatto, aumentando il rischio di infortunio.

Non appena il piede viene a contatto con il suolo, l’attività diventa a catena cinetica chiusa; le forze accumulate dunque non possono essere dissipate, ma devono essere assorbite dal sistema muscolo-scheletrico.

Alcuni casi specifici

L’evidenza di Lorna Booth, una ex ostacolista olimpica, descrisse un dolore acuto al ginocchio dopo un allenamento pliometrico (Lundin & Berg, 1991).

Chris Catanach, un allenatore di volley americano, riportò che uno dei suoi giocatori necessitò di un intervento chirurgico a causa di un infortunio al ginocchio attribuito dal danno procurato dalla pliometria (Robbie, 1988). Uno dei casi più gravi di infortunio collegati alla pliometria fu quello di John Brenner, lanciatore di pesi americano. Nel bel mezzo di una sessione di salti in accosciata il suo quadricipite, strappandosi, pose fine alla sua carriera agonistica (Lundin & Berg, 1991).

Merlene Ottey cessò l’allenamento pliometrico non appena il suo dolore al ginocchio aumentò (Lundin & Berg, 1991), uno dei segni iniziali di tendinite rotulea (Torstenson, Bray & Wiley, 1994). Uno dei concetti chiave dell’allenamento pliometrico è l’uso di contrazioni eccentriche molto veloci per aumentare l’effetto del riflesso miotatico.

Ricerche condotte da Pezullo et al (1992) fecero emergere che le contrazioni eccentriche pongono un notevole stress sul tendine rotuleo rispetto a quelle concentriche, e movimenti come l’atterraggio da un salto causano dei microtraumi al tendine rotuleo.

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