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Ayn Rand: Un’introduzione alla sua filosofia

Ayn Rand è principalmente conosciuta per essere una paladina del Capitalismo e dell’Individualismo, tuttavia questa etichetta per lei era sempre stata estremamente riduttiva. Nel 1971 scrisse: “ Non sono esclusivamente una sostenitrice del capitalismo o dell’egoismo, ma principalmente della ragione. Se si riconosce la supremazia della ragione, e la si applica alle nostre vite continuativamente tutto il resto ne consegue”.

Nel XX secolo Ayn Rand diventò così uno dei pochi intellettuali sostenitori dell’individualismo come sistema sociale. E’ l’individuo e non un gruppo di persone o la collettività che vive, pensa, giudica e valuta. E’ l’individuo che liberamente sceglie di essere razionale o irrazionale, produttivo o improduttivo, onesto o disonesto, giusto o ingiusto, è l’individuo che vive o muore e così è sempre l’individuo che agisce per fare del bene o del male.

Quando si parla di problemi sociali, è l’individuo che deve essere preso in considerazione ed è sempre l’individuo ed i suoi bisogni in vita che deve essere l’oggetto di qualsivoglia azione politica. Ne consegue che l’individuo e non il gruppo o la collettività è sovrano e quindi in termini di sistema sociale l’espressione dell’individualismo si incarna nel capitalismo più puro o Laissez fair.

Il capitalismo secondo Ayn Rand è l’unico sistema basato sul riconoscimento dei diritti individuali inclusa la proprietà privata. In tale sistema tutte le proprietà sono private. In altri termini, il capitalismo nella forma del Laissez fair è un sistema basato sulla proprietà privata. La proprietà privata, definisce e sancisce la libertà di azione del singolo individuo e, in una società civile definisce l’area in cui l’individuo è sovrano.

Il diritto di vivere, di disporre della proprietà di ciò che produciamo, di essere liberi e di perseguire la propria felicità sono i mezzi per la salvaguardia dell’individuo all’interno della società. Il diritto alla vita è il diritto individuale di ognuno di noi a mettere in atto tutte le strategie che riteniamo essere necessarie per lo svolgersi della stessa, ed include il diritto alla libertà che è il diritto individuale che ognuno di noi ha di usare il proprio cervello per pensare ed agire. Da ciò se ne desume che ogni uomo ha diritto alla libertà di pensiero e di opinione.

Il diritto di vivere comprende il diritto individuale alla proprietà privata e incondizionata di ciò che ognuno è in grado di produrre ed ottenere attraverso le proprie capacità. Ciò implica che solo l’individuo possa decidere come disporre dei suoi beni. Il diritto alla vita include anche il diritto a perseguire la felicità che a sua volta comprende il diritto a definire i propri obbiettivi ed a cercare di perseguirli. Non abbiamo invece il diritto ad avere una cosa realizzata da altri senza il loro esplicito consenso.

Ognuno di noi ha il diritto ad avere ciò che con le sue capacità ed impegno riesce a produrre o a conseguire. Da tutto ciò se ne deriva che il diritto individuale si scontra con la nozione implicita, nelle politiche collettiviste, che ogni uomo sia intimamente legato ad un altro uomo. In un sistema che protegga i diritti individuali, ogni uomo è libero di perseguire i propri obbiettivi, stando però bene attento a non violare i diritti altrui. In tale sistema ogni individuo tratta con il suo prossimo solo in conseguenza ad una sua libera scelta, e se ottiene qualcosa è solo per mutuo consenso. In altre parole il capitalismo è un sistema economica in cui gli individui decidono di stare insieme liberamente per avere vantaggi reciproci senza nessuna costrizione.

Il capitalismo è quindi un sistema economico, in cui tutte le azioni sono volontarie e nessuno si trova obbligato o sfruttato, in quanto libero di poter accettare o meno le offerte e le opportunità che all’interno di tale sistema vengono liberamente contrattate. Il ruolo del governo in un sistema capitalistico è confinato ad un’unica cosa: LA PROTEZIONE DEI DIRITTI INDIVIDUALI. Il ruolo del governo è quindi quello di impedire l’uso della forza e della violenza da parte di chi non voglia rispettare i diritti altrui, imponendo il rispetto dei diritti individuali lesi attraverso tribunali neutrali e celeri. Esclusa la tutela dei diritti individuali, lo stato in un sistema capitalistico, non deve occuparsi di nessun’altra faccenda. Il governo, deve essere privato del potere di controllare ciò che i cittadini dicono e si deve astenere dal suggerire stili di vita. Inoltre è necessaria una completa separazione tra stato e chiesa.

Lo stato deve essere privato della possibilità di emulare comportamenti criminali che a sua volta potrebbe ingiustificatamente mettere in atto; come ad esempio: la violazione della proprietà privata, la redistribuzione dei redditi, la statalizzazione di scuola e sanità, controllare dove un individuo vive, chi assume e quanto decide di pagarlo. In altre parole, in un sistema capitalistico che voglia essere tale ci deve essere una completa separazione tra stato ed economia. Per salvarsi dall’avanzata apparentemente inarrestabile dell’altruismo e dei suoi sostenitori, c’è bisogno di nuove regole che definiscano una nuova moralità e questo è ciò che Ayn Rand ci ha lasciato.

La Rand è stata la prima pensatrice a postulare e a difendere la necessità di quella che lei definì: “La virtù dell’egoismo razionale”. Ayn Rand a differenza dei precedenti pensatori che si sono avvicinati al tema, non ha mai negato l’esistenza dell’altruismo, che al contrario da lei viene considerato reale tanto quanto la legge di gravità che ci tiene con i piedi per terra. Ayn Rand, incominciò cercando di capire perché gli uomini necessitino di un codice morale di comportamento. Solo rispondendo prima a tale quesito, possiamo capire quale sia l’etica più appropriata da scegliere tra quella dell’ALTRUISMO e quella dell’ EGOISMO.

Ayn Rand affermò che gli uomini hanno bisogno della morale, ciò è scritto nel nostro DNA di esseri viventi. L’uomo come tutti gli animali si confronta con la costante ed inquietante alternativa tra vita e morte, ma a differenza degli altri animali, l’uomo non agisce automaticamente per salvaguardare la propria esistenza. L’uomo non sa istintivamente che la libertà è condizione necessaria alla sua sopravvivenza, ma deve scoprirlo attraverso i suoi sforzi e soprattutto per sua libera scelta. Alla fine di tale percorso, ancora una volta, deve scegliere di mettere in pratica le conoscenze acquisite.

L’obbiettivo della giusta morale è quindi insegnare all’individuo come vivere e prosperare, la moralità diventa così una sorta di guida contenente tutte le regole per vivere una vita piena e felice. La moralità non dice se un coniglio è buono o non è buono da mangiare, ma ci insegna che per vivere dobbiamo essere produttivi e non dei parassiti che vivono sfruttando le capacità ed il lavoro altrui. La moralità ci spiega cosa vuole dire essere produttivi e definisce i principi da applicare ad ogni aspetto della nostra vita. In altri termini, la moralità non ci insegna a costruire un generatore elettrico, ma ci dice che per vivere e creare dobbiamo fare affidamento solo sulle nostre capacità mentali e sul nostro esclusivo giudizio.

Ci spiega quindi cosa vuole dire essere indipendenti in via di principio. Lo scopo della morale, non è quello di dirci come o a chi sacrificare la nostra vita, ma indicarci il modo migliore per realizzarla pienamente. La giusta morale quindi per Ayn Rand è la diretta conseguenza di vivere la vita in accordo con la nostra propria ed esclusiva natura di esseri umani. Il concetto fondamentale su cui si basa l’intera filosofia Randiana è l’assoluta necessità di capire che la RAGIONE E’ PER L’UOMO L’UNICO MEZZO DI SOPRAVVIVENZA. Ogni cosa necessaria alla nostra sopravvivenza è un prodotto del nostro pensiero.

Costruire un grattacielo, coltivare un campo, mettere appunto un motore, inventare un nuovo microchip, comporre una sinfonia, scoprire una nuova legge della fisica, ogni artefatto umano deriva dall’applicazione del pensiero alle conoscenze precedentemente acquisite.

Per vivere, Ayn Rand osserva, l’uomo deve prima pensare e poi agire e produrre. La capacità umana di usare le conoscenze attraverso il pensiero ha decretato la nostra sopravvivenza ed i principi della moralità non possono quindi che prenderne atto e derivarne. Citando ancora Ayn Rand: “La vita vissuta da un uomo in accordo con la propria natura non è la vita di un bruto minorato od un mistico superstizioso, ma la vita di un essere pensante, non è una vita dettata dalla sopraffazione dell’altro, ma una vita di successi personali, non è una vita tesa alla sopravvivenza ad ogni costo, dal momento che l’unico prezzo che l’uomo deve pagare per vivere una vita piena e felice è la razionalità”.

Articolo a cura di Enrico Dell’olio