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Perché è così difficile mantenersi a vita in uno schema Paleo?

Una delle domande che più spesso mi viene posta da amici o clienti durante una discussione è perché sia così complicato cambiare le proprie abitudini alimentari completamente ed usare schemi Paleo/evolutivi in maniera costante.

Noi tutti siamo abituati a pensare agli alimenti attraverso sovrastrutture culturali passateci e “inculcateci” dalle nostre famiglie e/o dall’ambiente socio/culturale in cui viviamo e non in termini biochimici.

La scelta di mangiare una pizza, una lasagna o un petto di pollo ai ferri, per la maggior parte di noi, è dettata semplicemente dalla voglia che abbiamo di un alimento rispetto ad un altro.

La voglia di un alimento rispetto ad un altro invece viene generata dal nostro subconscio che lega il cibo in modo irreversibile ai nostri stati

d’animo o ai ricordi che abbiamo dell’associazione di un determinato alimento ad una determinata condizione psicofisica.

Mi spiego meglio, noi tutti, dallo svezzamento in poi, veniamo sottoposti in maniera inconsapevole dai nostri genitori e parenti ad una sorta di imprinting alimentare.

Ogni volta che la nostra mamma ci prepara pane e Nutella perché abbiamo preso un bel voto a scuola, attraverso l’innalzamento dei livelli di Serotonina ( un neurotrasmettitore prodotto nel cervello strettamente legato al senso di felicità e auto appagamento ) aumentiamo il livello di gratificazione e fissiamo nel nostro subconscio in maniera praticamente indelebile questa esperienza.

Da questo momento in poi, ogni volta che avremo fatto bene sul lavoro o in altri momenti della nostra vita tenderemo ad usare determinati alimenti per incrementare ulteriormente il senso di gratificazione.

Lo stesso vale per altre condizioni emotive come la tristezza e l’angoscia, quante volte abbiamo visto nei film Holliwoodiani donne disperate davanti alla televisione che per consolarsi mangiavano chili di gelato e biscotti?

Quando poi cresciamo, alcuni di noi, per vari motivi iniziano ad informarsi sull’alimentazione, alcuni perché continuando a mangiare come il dottore/la società gli/le prescriveva si sono alla fine ammalati, altri semplicemente per interesse personale, si rendono conto che l’unico modo serio per discutere di alimentazione è parlarne in termini evolutivi, in quanto il nostro sistema biochimico non può che essersi evoluto in natura e quindi attraverso l’uso di alimenti consumabili quasi sempre crudi e prontamente disponibili invece di prodotti confezionati e derivati da alimenti non adatti alla nostra specie in quanto non consumabili senza che prima siano stati sottoposti ad un processo che li renda a noi fruibili ( provate a mangiare un chicco di grano e guardate cosa succede ).

Allora ecco che tutte le sovrastrutture culturali con cui ci hanno per anni riempito la testa iniziano a cadere una ad una, ci accorgiamo che non esistono percentuali ideali di carboidrati, proteine e grassi dal momento che in natura il leone, piuttosto che il bonobo non si siedono a calcolare in percentuale quante proteine, carboidrati e grassi dovrebbero mangiare per bilanciare correttamente la loro dieta.

Gli animali mangiano fino a saziarsi ( quando è possibile ) alimenti adatti alla propria specie e, normalmente, non ingrassano ( avete mai visto in natura una zebra, un leone, una scimmia, un bufalo grassi?), il risultato è una salute ottimale e basse percentuali di grasso ( tranne che per quegli animali che necessitano di alte percentuali di grasso come isolante: foche e balene o per far fronte a lunghi periodi di letargo: orsi ).

Lo stesso naturalmente avviene per l’animale uomo, solo che noi abbiamo un problema in più rispetto agli altri animali: l’imprinting che abbiamo subito da bambini.

La buona notizia in tutto questo è che gli alimenti a cui siamo stati abituati, se usati con cautela, non sono poi così dannosi.

Se inseriamo dei pasti random ( due o tre ) all’interno della nostra dieta settimanale a base di pane, pasta, cibi conservati, etc., e ci troviamo in condizioni fisiche perfette ( in termini sia di salute che estetici ) l’impatto ormonale risulterà essere minimo e facilmente smaltibile, in più, così facendo, riusciremo a creare delle piccole valvole di sfogo necessarie, a mio parere, per continuare a stare concentrati sulle nostre alimentazioni Paleo/evolutive.

Quanti pasti liberi fare durante la settimana va valutato soggettivamente in base alle proprie aspettative e alle risposte personali legate all’introduzione di questi alimenti che, naturalmente, risultano essere diverse da persona a persona.

Concludo ricordandovi che l’estremismo, in quasi tutti i settori della nostra vita, non porta mai buone cose dal momento che non ci permette di valutare criticamente ed in maniera neutrale altre possibilità o punti di vista altrettanto interessanti.

Keep On Pumpin’

Enrico

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